Oreste Pollicino è professore ordinario di diritto costituzionale e di diritto dei media presso l’Università Bocconi di Milano. Direttore, presso la stessa Università, del LL.M. in Law of Internet Technology, co-direttore della Rivista di diritto dei media e della Rivista di diritti comparati. È rappresentante italiano presso il Board dell’Agenzia auropea per i diritti fondamentali, ove siede anche nel comitato esecutivo. È consulente giuridico, sui temi legati al digitale, per Consiglio d’Europa, Commissione europea, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Ministero della Giustizia e Autorità (italiana) per le garanzie nelle comunicazioni. Ha insegnato come visiting professor presso la Oxford University, la University of Haifa, la National Singapore University e la Central European University (Budapest). Ha più di due 200 pubblicazioni, tra cui 6 monografie e 25 curatele. La maggiora parte della produzione scientifica si concentra sui temi legati alla tutela dei diritti fondamentali nell’era digitale.
Luogo: Milano
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Cybersecurity, appello per la comunicazione dei Cda entro il 31 maggio
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- 24 aprile 2025
Perché serve difendere il pluralismo dell’informazione
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Cosa accade quando un’estetica nata come espressione artistica e creativa diventa improvvisamente alla portata di tutti, con un semplice prompt? Quando uno stile costruito sulla lentezza, sulla pazienza, sull’invisibile, viene restituito in massa, replicato, reinterpretato, riformattato
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- 12 febbraio 2025
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TikTok, la Corte Usa sceglie la sicurezza nazionale
La decisione del 17 gennaio scorso della Corte Suprema degli Stati Uniti, che conferma la legittimità del divieto di TikTok salvo cessione da parte di ByteDance entro gennaio 2025, rappresenta un momento di svolta nelle dinamiche tra sicurezza nazionale, libertà fondamentali e il ruolo delle
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Il Garante europeo della protezione dei dati personali (Edps) si è recentemente pronunciato in relazione a un caso di trattamento illecito di dati personali nell’ambito di una campagna pubblicitaria promossa dalla Commissione europea attraverso la piattaforma X (già Twitter).
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